Pagina:Alighieri - Comedìa, Foligno, 1472.djvu/485

Apocbo apocbo itmió ueder fi (linfe perche tornar conlioccbi abeatrice nulla ùedere et amor mi coftrinfe Se quanto in Fin aqui dilei fi dice foife concbiufo tutto innuna loda poeba farebbe afornir quefta uice Labellezza cbio uidi fi trafmoda non pur dila dannoi macerto ieredo che folo iluifo fattor tutta là goda - Daquefto pa^fo uinto mi concedo più che giamai dapunto difuatema foprato foffe comico o tragredo Che come fole inuifo che più Crema cofi lorimembrar deidolce rito lamento mia daÌTe medefma frema ) Dalprimo giorno chiuidil fuo uifo inquefta uita infino aquefta uifta noi mi feguira ilmio cantrar precido ISA a or conuien che mio feguir defila più dietro afua bellezza poetando come alultimo fuo ciafcbuno artifta Cotal quali© lalafcio amaggior bando che quel delamia turba che deduce lardua Tua matera terminando Conatto et uoce difpedito duce ricomincio nuói Temo ufc<ti fore del maggior corpo alciel che uera luce Luce intellettual piena damore amor diuero ben pien diletitia létitia che trafeende ogni dolcore