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CANTO XIX

     O Simon mago, o miseri seguaci
che le cose di Dio, che di bontate
3deon essere spose, voi rapaci
     per oro e per argento avolterate;
or convien che per voi suoni la tromba,
6però che ne la terza bolgia state.
     Giá eravamo, a la seguente tomba,
montati de lo scoglio in quella parte
9ch’a punto sovra mezzo il fosso piomba.
     O somma sapienza, quanta è l’arte
che mostri in cielo, in terra e nel mal mondo,
12e quanto giusto tua virtú comparte!
     Io vidi per le coste e per lo fondo
piena la pietra livida di fóri,
15d’un largo tutti e ciascun era tondo.
     Non mi parean men ampi né maggiori
che que’ che son nel mio bel San Giovanni,
18fatti per luogo de’ battezzatori;
     l’un de li quali, ancor non è molt’anni,
rupp’io per un che dentro v’annegava:
21e questo sia suggel ch’ogni uomo sganni.
     Fuor de la bocca a ciascun soperchiava
d’un peccator li piedi e de le gambe
24infino al grosso, e l’altro dentro stava.
     Le piante erano a tutti accese intrambe;
per che sí forte guizzavan le giunte,
27che spezzate averien ritorte e strambe.