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paradiso - canto xxxiii | 467 |
tal era io a quella vista nova:
veder voleva come si convenne
138l’imago al cerchio e come vi s’indova,
ma non eran da ciò le proprie penne!
Se non che la mia mente fu percossa
141da un fulgore in che sua voglia venne:
a l’alta fantasia qui mancò possa;
ma giá volgeva il mio disio e ’l velle,
144sí come rota ch’igualmente è mossa,
l’amor che move il sole e l’altre stelle.