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sesta 109

Quel, che vietò chiuder a tempo il calle,
     Subito assalto accese i cor più degni
     183A non voltar le inonorate spalle;
E il mio Consorte co’ guerrieri sdegni
     Infiammò sì, che a vendicar discese
     186Della Germana mia gli oppressi Regni.
Ma mentre armato in campo egli difese
     La ragion prisca dell’Austriaco Sangue,
     189Me ad onta sua, che d’Austria nacqui, offese,
Perchè, qual egro che combatte, e langue
     Fra il viver duro e l’aspettata morte,
     192Lungi dal suo giacque il mio cor esangue.
AUor provai quanto d’ogni aspra sorte,
     O di misero stato, o di martìri
     195Fosse ne’ petti umani amor più forte.
Chiedean all’Alma i caldi miei desiri
     L’esca soave dell’amato volto;
     198E l’Alma rispondea sol co’ sospiri.
Nè a rattemprar valean poco, nè molto
     Le danze liete, ed i conviti e i giochi,
     201Nell’affannosa mente il duol raccolto.
Già pel lungo soffrir gli spirti fiochi
     Scorrean de’ nervi le compresse vie
     204Rigurgitando a non usati lochi;
Già le sceme del cor forze natìe
     D’ ingrato mi vestìan peso e torpore,
     207E nel torpor crescean le pene mie;
Quando la Madre del divino Amore
     Spirommi a offrirle in don, come se fosse
     210Vittima volontaria, il mio dolore:
E le sue piume appena il pensier mosse
     Ricche del mesto don, che nuova lena
     213La mia virtù sopita entro me scosse.