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EPOCA TERZA. CAP. VI. 149


all’haja, e partito il marito per la Svizzera, [1768] di li a pochi giorni ricompari l’adorata Donna nell’Haja. La mia contentezza fu somma, ma fu un lampo momentaneo. Dopo dieci giorni, in cui veramente mi tenni ed era beato sopra ogni uomo, non sentendosi ella il cuore di dirmi qual giorno dovesse ripartire per la villa, nè avendo io il coraggio di domandarglielo; una mattina ad un tratto mi venne a vedere l’amico d’Acunha, e nel dirmi ch’eli’era sforzatarnente dovuta partire, mi diede una sua letterina che mi colpi a morte, benché tutta spirasse affetto ed ingenuità nell’annunziarmi l’indispensabile necessità in cui si trovava di non poter più senza scandalo differire la di lei partenza alla volta del marito, che le avea ingiunto di raggiungerlo. L’amico soavemente aggiungeva in voce, che non v’essendo rimedio, bisognava dar luogo alla necessità ed alla ragione.

Non sarei forse reputato veridico, se io volessi annoverare tutte le frenesie dell’addolorato disperato mio animo. A ogni conto voleva io assolutamente morire, ma non articolai però mai tal parola a nessuno; e fingendomi ammalato perchè l’amico mi lasciasse, feci chiamare il Chirurgo perchè mi cavasse sangue; venne,

Alfieri, Vita. Vol. I.