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EPOCA TERZA. CAP. I. 115


ma voglia ch’io sempre nutriva in me di viaggiare [1767] oltre i monti, mi facea sfuggire di allacciarmi in nessuna catena d’amore; e così in quel primo viaggio uscii salvo da ogni rete. Tutto il giorno io correva in quei divertentissimi calessetti a veder le cose piò lontane; e non per vederle, che di nulla avea curiosità 0 di nessuna intendeva, ma per fare la strada, che dell’andare non mi saziava mai, ma immediatamente mi addolorava lo stare.

Introdotto a Corte, benché quel Re, Ferdinando IV, fosse allora in età di quindici, o sedici anni, gli trovai pure una total somiglianza di contegno con i tre altri Sovrani ch’io avea veduti fin allora; ed erano il mio ottimo Re Carlo Emanuele, vecchione; il Duca di Modena, Governatore in Milano; e il GranDuca di Toscana Leopoldo, giovanissimo anch’egli. Onde intesi.benissimo fin da quel punto, che i Principi tutti non aveano fra loro che un solo viso, e che le corti tutte non erano che una sola anticamera. In codesto mio soggiorno di Napoli intavolai il mio secondo raggiro per mezzo del nostro Ministro d‘. Sardegna, per ottenere dalla Corte di Torino la permissione di lasciare il mio Ajo, e di continuare il mio viaggio da ie. Benché noi gio-