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38 vittorio alfieri


Ma ai tanti rei se non si oppone un giusto,
Sperar dunque robusto
Schietto da voi consiglio
È uno sperar da morta arbore frutto. —
Tu solo omai, di libertade figlio,
Popol nocchier, tu resti: e in te sta il tutto.

V.


Che dico? ahi lasso! e tu neppur rimani;
Che tu, dai guasti guasto,
Venduto hai te co’ liberi tuoi voti;
E in crapole bagordi ebbrezze pasto,1
Qual più allarga le mani
A satollarti, per tuo eletto il noti. —
O preda di despòti,
Gente in tuo cor serva omai tutta, or sei
Quella, che tôrre iniqua altrui vorresti
Libertà che ti svesti?
Pieni per te di dolorosi omèi
Traggon lor giorni rei
Gli American tuoi figli?...
Tuoi, quand’ebberti madre: or sei madrigna.
Che lacci e morte ed onta e rei perigli
Già il sest’anno minacci a lor maligna.

VI.


Verso là dove in mar le ardenti ruote
Nell’ultimo occidente
Febo stanco di noi rapido spinge,
Le tiranniche prore arditamente
Squarcian l’onde a lor note:
Teti di bianca spuma si dipinge;
Ed a gemer l’astringe
Della mobil foresta immane il pondo.
Non Serse là sì grave oltraggio, o Dea,
De’ ponti suoi ti fea,
Quand’ei menava a strugger Grecia il mondo.
Nè il fato più secondo




  1. Varianti: E, più assetato dopo l’ebro pasto.