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224 vittorio alfieri


A quest’empie minacce oppor difesa
Or dunque vuolsi spaventevol cruda;
E investigar se alla romana Chiesa
Uom qui nemica in petto anima chiuda:
Ma nella santa e generosa impresa
L’alma d’ogni pietà vuol esser nuda:
Sol severa giustizia in opra porre,
Può omai dagli occhi tuoi quest’ombra tôrre.

E i più prossimi a te spiar più addentro
Dovrai, se vuoi ben monda aver tua corte.
Molti hai dintorno, a cui del cor nel centro
Io leggo espressa la tartarea morte:
Ma niun contaminato è più qua entro
Di Lorenzo, bench’ei tuo nome porte:
In vano ei tace, e celasi: il conosco;
Questi è il più audace e il men devoto tosco.

Già dirmi t’odo (o il celerai fors’anco)
Ciò ch’io pur so; che d’amoroso foco
Ardi per Bianca, e in te nol puoi far manco.
Ma, di tue cure a sollevarti un poco
S’ella giovasse, il temerario e franco
Suo fratel non darebbe a ciò mai loco;
O ch’ei di tua scusabil debolezza
Tenterebbe far base a sua grandezza.

Spegni, spegni costui: fia cosa grata
Al cielo ed a’ suoi pari un grave esempio.
Se poi forza di stella vuol che amata
Sia pur da te la suora di quell’empio;
La giovenil mancanza perdonata
Saratti, spero, se un marmoreo tempio
Ergerai, dentro al qual si chiudan cento
Vergini salmeggianti a canto lento.

Ecco, ad ogni tuo caso è omai provvisto:
Dunque ardir tu ripiglia, e in me confida:
Finchè i ministri avrai per te di Cristo,
Ogni nemico ogni altra larva sfida.
Pur che l’uom miscredente audace e tristo
A gloria e in nome del Signor si uccida,
D’ogni colpa ti assolvo: e appien fia spenta,
Se tre Pater dirai con Ave trenta.