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ATTO PRIMO

SCENA PRIMA

Leonida, Anfare.

Anfar. Ecco, or di nuovo sul regal tuo seggio

stai, Leonida, assiso. Intera Sparta,
o d’essa almen la miglior parte, i veri
maturi savj, e gli amator dell’almo
pubblico bene, a te rivolti han gli occhi,
per ottener dei lunghi affanni pace.
Leon. Di Sparta il re non io perciò mi estimo,
finché rimane Agide in vita. Ei vive
non pur, ma ei regna in cor de’ molti. Asilo
gli è questo tempio, il cui vicino foro
empie ogni dí tumultuante ardita
plebe, che re lo vuol pur anco, e in trono
un’altra volta a me compagno il grida.
Anfar. E temi tu d’esserne or vinto? Io ’l giuro,
e gli altri efori tutti il giuran meco;
Agide mai non fia piú re. Ma, vuolsi
oprar destrezza or, piú che forza...
Leon.   Egli era
da tanto giá, che co’ raggiri suoi,
con le sue nuove mal sognate leggi,
tutto sossopra a forza aperta porre,
e me cacciarne ardia del soglio in bando:
ed io, da’ miei fidi Spartani al soglio


 V. Alfieri, Tragedie - III. 5