Pagina:Alfieri, Vittorio – Tragedie, Vol. III, 1947 – BEIC 1728689.djvu/411


nota 405


a p. 103

ed aspettiamli; e taci

a p. 152

Udir, vederli,
Ravvisarli, e co’ ferri...

Il Didot, nei luoghi corrispondenti, ha: porgli, aspettiamgli, ravvisargli. Ha invece vederli, per la regola enunciata sopra.

Anche per le particolaritá grafiche elencate sopra il Milanesi ha seguito talvolta impressioni momentanee, e non un criterio metodico: dei (= devi) è scritto ora coll’accento, ora senza; le lettere maiuscole dopo il punto esclamativo sono talvolta piú frequenti che nell’ed. Didot, talora lo sono meno. Insomma non si tratta solo di ammodernamenti, giustificabili, specie se costanti, nella filologia meno rigorosa della sua epoca, ma, talvolta, di scarsa attenzione e di insufficiente coerenza metodica. Tutto ciò che è determinato dalla volontá meditata e dalla espressa intenzione dell’Autore va scrupolosamente mantenuto. Invece il Milanesi si è preso licenze assai piú numerose di quelle che egli dichiara nella prefazione alla sua opera1.

Una particolare cura ho posto nel riprodurre con la piú assoluta fedeltá l’interpunzione alfieriana. Che l’Alfieri interpungesse in maniera un po’ strana, sopra tutto perché aveva da guidare attori poco penetranti, è stato detto piú volte: ma, appunto perché tali deduzioni sieno possibili e seriamente appoggiate, occorre che l’editore non si prenda alcun arbitrio. Invece il Milanesi ha avvertito il modo personale di interpungere2 e ha voluto ricondursi a un sistema piú piano e comune; ma, accorgendosi di tratto in tratto, che le alterazioni sarebbero state cosí troppo frequenti, è tornato sulle tracce dell’Alfieri. Cosí è venuta fuori una interpunzione che non è piú quella dell’Autore, ma non è nemmeno quella interpretativa dell’editore che commenta; soluzione questa ultima, sempre ingiustificabile in un caso in cui esiste piú che

  1. Anche F. Maggini ha confermato la bontá di questa edizione e l’ha riprodotta integralmente presso lo stesso editore; collo svantaggio, rispetto al Milanesi, che molti dei segni di interpunzione, specie alla fine del verso, non sono stati impressi per insufficienza tipografica.
  2. I, LXIII e LXIV.