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388 parere dell’autore

tragedia. Torno al fatto. Elettra parimente nell’Oreste era sola, perché andava contro al divieto d’Egisto a compiere l’anniversario su la tomba del padre. E cosí Merope, tenuta quasi prigioniera nella reggia d’un usurpatore, dovea esser sola per piangere e dubitare sul destino dello smarrito suo figlio.

Né ad uno ad uno di tutti i soliloquj delle presenti tragedie parlerò, né tutti forse bene vi stanno: ma serve il detto fin quí, per chiarire che l’autore non ve gli ha inseriti, se non quando gli ha creduti verisimili ed utili, e che sempre ha tentato di fargli, o appassionati, o brevissimi.

Ed in prova, che anche con la creazione di pochi, e di quattro soli personaggi, si può nondimeno progredire un’azione senza soliloquj, l’autore a bella posta ha voluto nel Timoleone (cioè nella tragedia sua la piú nuda di azione e la piú povera di mezzi) non ve ne inserire che un solo di Echilo, che son dieci versi in fine del quarto; e questo anche si potrebbe levare, cambiando quei dieci versi in due soli che Echilo dicesse a Demarista in fine della scena precedente. Ma l’autore ce l’ha inserito perché gli è sembrato verisimile, che un caldissimo amico di Timoleone e della patria, qual era Echilo, potesse dir dieci versi da se nel punto che dalla madre del tiranno gli viene con dubbie e tronche parole accennato, che Timoleone e la patria stanno in periglio imminente e grandissimo.

Finisco (e n’è tempo) di parlare dei soliloquj, col far osservare che nelle nove tragedie susseguenti alle prime dieci stampate in Siena, l’autore ne ha diminuito moltissimo l’uso, il che egli ha fatto piú per liberarsi dal tedio di questa facile e triviale censura, che per intima convinzione che siano essi quel difetto che si va dicendo che siano. Ma comunque si reputino, io credo d’aver dimostrato col fatto, che anche senza personaggi subalterni si possa progredire un’azione tragica con pochissimi ed anche con nessun soliloquio.

Quanto al rimanente della sceneggiatura in queste tragedie, ella mi pare per lo piú semplice, naturale, e bastantemente motivata; eccettuatene però le tre prime tragedie, in cui ella non è abbastanza naturale, né sempre verisimilmente motivata. Ma l’autore stava allora imparando quest’arte, che forse non ha saputo poi mai; ma che in somma non potea certamente impararsi senza l’esperienza, gli errori, ed il tempo.

Il difetto principale, che io rilevo nell’andamento di tutte le presenti tragedie, si è l’uniformitá. Chi ha osservato l’ossatura di