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bruto secondo 375

simiglianza perviene ad innestarsi ad un tratto nel cuore quest’amore, di cui non può avere mai (né mostrarla pure) una dose bastante da poter contrastare colla smisurata sua ambizione inveterata di regno.

Un altro manifesto svantaggio del Bruto secondo, rispetto al Bruto primo, si è questo: l’amore di un vero padre superato dall’amore di libertá, la quale è nobile e virtuosa passione in se stessa, sorprende, piace, e rapisce; perché un tale magnanimo sforzo non può mai accadere se non in un animo altrettanto virtuoso quanto maschio e sublime: ma, che l’amore di un mezzo padre sia vinto dall’amore d’impero, non sorprende, né piace; perché tale è il comune andamento di tutti i volgari uomini. Cesare dunque, per questa tragica parte, riesce tanto minore di Giunio Bruto, quanto un tiranno è minore d’un cittadino. E cosí Marco Bruto, trovandosi o dubbio o non dovuto figlio di Cesare, non è maraviglia punto se egli preferisce la repubblica ad un tal padre. Per la parte dunque del contrasto d’affetti non corre paragone alcuno tra il primo Bruto e il secondo.

L’autore ha creduto (ma forse ingannavasi) di potere alquanto supplire al difetto inerente a questa paternitá di Cesare e a questa filialitá di Bruto, col fargli amendue giá pieni di reciproca stima e di ammirazione l’uno per l’altro; Cesare, pronto ad accogliere in Bruto un successore della potenza sua, che anzi ne potrebbe ammendare poi le brutture, e menomarne la violenza; Bruto, pronto a riconoscere in Cesare il suo nobile emulo, anzi il suo degno maestro in gloria e in virtú, dove egli, ravviatosi pel dritto sentiero, consenta a ridivenir grande come semplice cittadino, e non a finirsi d’impicciolire come tiranno. Posti costoro in questo aspetto di generosa nimistá, la quale ad ogni poco che l’un dei due si rallenti, è vicinissima a cangiarsi in eroica amicizia; mi pare che sopraggiungendo poi l’agnizione tra ’l padre ed il figlio, ne risulti allora un tutto fra loro che basta a destare un tal quale contrasto colle loro dominanti primitive passioni, di libertá nell’uno, di tirannide e di falsa gloria nell’altro. E da questo contrasto, ancorché piú artificiale sia egli che naturale, ne può nascere un certo interesse tragico di pietá; ma non mai, come giá dissi, paragonabile a quello che dee destar Giunio Bruto.

Il Bruto secondo somministra tuttavia il vero sublime in molto maggior copia che il primo, e che niun’altra di tutte queste precedenti tragedie. Il sublime di questa dee riuscire di tanto