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366 parere dell’autore

impero; e la terza, che assaissimo s’innalza sovra queste due di cui si compone, quella del proprio animo. Sofonisba con tutto ciò non può riunire al grande l’appassionatissimo carattere dell’amore, perché all’amore suo per Massinissa si mesce e dee mescersi in troppo gran dose l’odio per Roma: l’amore quindi ne ha il peggio; oltre che, a questo suo amore non si può neppure prestare un legittimo sfogo, diventando reo ogni amore in colei che ridiviene moglie di Siface. Sofonisba quindi mi pare uno di quei personaggi, che senza essere dei piú tragici, può e deve riuscire uno dei piú sublimi in tragedia. Onde, se questa non è tale, e nel piú eccelso grado, la colpa sará dell’autore soltanto.

Siface, riesce molto difficile a ingrandirsi; ed è piú difficile ancora il salvarne la maestá e il decoro. Un re vinto, maturo, innamorato, inopportunamente risuscitato, e la di cui recente memoria giá giá quasi era obbliata e tradita dalla supposta vedova moglie; io stesso benissimo vedo, e quanto altri mai, che un simile eroe può essere facilmente posto in canzone da chiunque anche con poco ingegno vorrá pigliarsi il pensiero di porvelo. Ma, se questo mio Siface meriti di essere canzonato, ne lascio giudice altrui. Ove egli non lo potesse essere con retto e imparziale giudizio, l’autore avrebbe riportato gran palma: ove egli non ne andasse esente del tutto, la vergogna non sarebbe che per metá dell’autore; a Siface stesso ne spetta giustamente il di piú, poiché né un istante pure avrebb’egli dovuto sopravvivere alla sua intera sconfitta.

Massinissa, può essere e mostrarsi innamorato, senza far ridere; poich’egli è giovane, vincitore, riamato, e ardentissimo.

Scipione, personaggio cosí sublime e commovente nella storia, io spero ch’egli abbia ad essere anche sublime non poco in questa tragedia; ma, torno a dire, ch’egli non vi è niente tragico, e la sua stessa sublimitá che gli è pur tanto dovuta, quí lo pregiudica fors’anche. Eccone in breve la ragione. Scipione è per se stesso quel tale, a cui nessun uomo, in nessun luogo, sotto nessuno aspetto, preceder dovrebbe; eppure quí tutti tre i personaggi lo precedono (e di gran lunga) in calore, che è la piú importante prerogativa del tragico eroe. Scipione vien dunque a star male per tutto ove egli il primo non sia. E il pacifico animo, per quanto esser possa grande in se stesso, non può sul teatro mai stare accanto, né molto meno primeggiare, agli animi appassionati, operanti, ed ardenti.