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362 parere dell’autore


In questa tragedia l’autore ha sviluppata, o spinta assai piú oltre che nell’altre sue, quella perplessitá del cuore umano, cosí magica per l’effetto; per cui un uomo appassionato di due passioni fra loro contrarie, a vicenda vuole e disvuole una cosa stessa. Questa perplessitá è uno dei maggiori segreti per generar commozione e sospensione in teatro. L’autore, forse per la natura sua poco perplessa, non intendeva questa parte nelle prime sue tragedie, e non abbastanza ha saputo valersene nelle seguenti, fino a questa, in cui l’ha adoprata per quanto era possibile in lui. Ed anche, per questa parte, Saúl mi pare molto piú dottamente colorito, che tutti gli eroi precedenti. Ne’ suoi lucidi intervalli, ora agitato dalla invidia e sospetto contra David, ora dall’amor della figlia pel genero; ora irritato contro ai sacerdoti, or penetrato e compunto di timore e di rispetto per Iddio; fra le orribili tempeste della travagliata sua mente, e dell’esacerbato ed oppresso suo cuore, o sia egli pietoso, o feroce, non riesce pur mai né disprezzabile, né odioso.

Con tutto ciò un re vinto, che uccide di propria mano se stesso per non essere ucciso dai soprastanti vincitori, è un accidente compassionevole sí, ma per quest’ultima impressione che lascia nel cuore degli spettatori, è un accidente assai meno tragico, che ogni altro dall’autore finora trattato.

Nella breve dedicatoria da me premessa all’Agide, avendone io toccato alquanto il soggetto, non molto mi dovrebbe ora rimanere ad aggiungervi. È questa, la quarta mia tragedia di libertá: ma io credo, che quella divina passione venga quí ad assumere un aspetto affatto diverso e nuovo, dal ritrovarsi ella cosí caldamente radicata nel cuore di un re. Un tal soggetto, che se non fosse testimoniato dalle storie, parrebbe ai tempi nostri impossibile; un tal soggetto, vista la comune natura dei re e degli uomini, non è forse facile ad esser presentato a popoli non Greci né Romani, sotto aspetto di verisimiglianza. Ed ancorché io pur fossi riuscito a renderlo tale, non mi lusingo perciò di avere altresí riuscito ad appassionare gli spettatori per Agide. Tra molte ragioni, che assegnarne potrei, questa principalissima mi basti sola: