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ler divino, parmi che sia di renderlo affettuosissimo in tutti i suoi detti al padre, alla sorella, e al cognato; e ammirabilissimo senza inverisimiglianza, agli spettatori.

Abner, è un ministro guerriero, piú amico che servo a Saulle; quindi egli a me non par vile, benché esecutore talora dei suoi crudeli comandi.

Achimeléch è introdotto quí, non per altro, se non per avervi un sacerdote, che sviluppasse la parte minacciante e irritata di Dio, mentre che David non ne sviluppa che la parte pietosa. Questo personaggio potrá da taluno, e non senza ragione, esser tacciato d’inutile. Né io dirò che necessario egli sia, potendo benissimo stare la tragedia senz’esso. Ma credo, che questa tragedia non si abbia intieramente a giudicare come l’altre, colle semplici regole dell’arte; ed io primo confesso, che ella non regge a un tale esame severo. Giudicandola assai piú su la impressione che se ne riceverá, che non su la ragione che ciascheduno potrá chiedere a se stesso della impression ricevuta, io stimo che si verrá cosí a fare ad un tempo e la lode e la critica del soprannaturale adoprato in teatro.

Tutta la parte lirica di David nel terz’atto, siccome probabilmente l’attore (quando ne avremo) non sará musico, non è già necessario che ella venga cantata per ottenere il suo effetto. Io credo, che se un’arpa eccellente fará ad ogni stanza degli ottimi preludj esprimenti e imitanti il diverso affetto che David si propone di destare nell’animo di Saúl, l’attore dopo un tal preludio potrá semplicemente recitare i suoi versi lirici; ed in questi gli sará allora concesso di pigliare quell’armoniosa intuonazione tra il canto e la recita, che di sommo diletto ci riesce allorquando sentiamo ben porgere alcuna buona poesia da quei pochissimi che intendendole, invasandosene, non la leggendo e non la cantando, ce la sanno pur fare penetrar dolcemente per gli orecchi nel cuore. Se questo David sará dunque mai qual dev’essere un attore perfetto, egli conoscerá, oltre l’arte della recita, anche quella del porger versi; e s’io non mi lusingo, questi versi lirici in tal modo presentati, e interrotti dall’arpa maestra nascosa fra le scene, verranno a destare nel cuore degli spettatori un non minor effetto che nel cuor di Saulle.

Quanto alla condotta, il quart’atto è il piú debole, e il piú vuoto, di questa tragedia. L’effetto rapido e sommamente funesto della catastrofe, crederei che dovesse riuscire molto teatrale.