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spensioni terribili, e delle vicende molto commoventi, e caldissime. Dalla esamina di ciascuno dei quattro verrò, credo, a provare e schiarire quanto io asserisco.

Antigone, protagonista della tragedia, ha per primo motore e passione predominante, un rabbioso odio contra Creonte. Le ragioni di questo odio son molte e giustissime; le taccio perché tutti le sanno; ma alle altre ragioni tutte sovrasta la fresca pietá di Polinice insepolto. Ecco giá dunque due passioni in Antigone, che tutte due vanno innanzi all’amore ch’ella ha per Emone. Dall’avere il personaggio piú d’una passione, allorché le diverse non si riuniscono in una, ne risulta infallibilmente l’indebolimento in parte di tutte; e quindi presso allo spettatore assai minore l’effetto. Ma pure, le circostanze d’Antigone essendo queste per l’appunto, non credo che si debbano o possano, né mutar, né alterare. La passion vincitrice in Antigone venendo ad esser poi l’odio, che è pure essenzialissima parte del suo dovere di sorella e di figlia, questo amor suo per Emone, che pure è solo cagione dei tragici contrasti e della catastrofe, lascierá forse molto da desiderare.

Argía è mossa dall’amore del morto ed insepolto marito; altra passione non ha, né dee avere; onde, per quanto si vada costei innestando nella tragedia, ella non è punto necessaria mai in questa azione; e quindi, da chi severamente giudicherá, può anche venirvi riputata inutile affatto. Ma pure, se ella lo è quanto all’azione, a me inutile non pare quanto all’effetto; poiché nel primo, secondo, e quint’atto, ella può tanto piú commovere gli spettatori, appunto perché si trova ella essere d’un carattere tanto men forte, e in frangenti niente meno dolorosi di quelli d’Antigone.

Creonte, avendo in questa tragedia ammantato con la porpora regia la viltá sua, diventa piú sopportabile assai che non lo è stato nel Polinice: tanta è la forza della falsa opinione nelle cose le piú manifestamente erronee. Ed in fatti, dovrebbe pure assai meno vile tenersi quell’uomo che fellon si facesse per arrivare ad un altissimo grado, che colui che essendoci pervenuto, volesse per tradimenti e violenze poi mantenervisi; avendone egli dal proprio potere tanti altri mezzi piú nobili, generosi, ed aperti: ma cosí non è nella opinione dei piú, alla quale il drammatico autore è pur troppo sempre costretto a servire. Creonte, per essere egli in questa tragedia tanto piú re che padre, ne viene a destare tanto minor commozione d’affetti; eppure, non credo che si dovesse ideare altrimenti.