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310 bruto secondo
mente sua, ma traluce in debil raggio.

Uso in campo a regnare or giá molti anni,
fero un error lo invesca; ei gloria somma
stima il sommo poter; quindi ei s’ostina
a voler regno, o morte.
Cimbro   E morte egli abbia
tal mostro dunque.
Cassio   Incorreggibil, fermo
tiranno egli e. Pensa omai dunque, o Bruto,
che un cittadin di Roma non ha padre...
Cimbro E che un tiranno non ha figli mai...
Bruto E che in cor mai non avrá Bruto pace. —
Sí, generosi amici, al nobil vostro
cospetto io ’l dico: a voi, che in cor sentite
sublimi e sacri di natura i moti;
a voi, che impulso da natura, e norma,
pigliate all’alta necessaria impresa,
ch’or per compiere stiamo; a voi, che solo
per far securi in grembo al padre i figli,
meco anelate or di troncar per sempre
la tirannia che parte e rompe e annulla
ogni vincol piú santo; a voi non temo
tutto mostrare il dolore, e l’orrore,
che a brani a brani il cuor squarciano a gara
di me figlio di Cesare e di Roma.
Nemico aspro, implacabil, del tiranno
io mi mostrava in faccia a lui; né un detto,
né un moto, né una lagrima appariva
di debolezza in me; ma, lunge io appena
dagli occhi suoi, di mille furie in preda
cadeami l’alma. Ai lari miei men corro:
ivi, sicuro sfogo, alto consiglio,
cor piú sublime assai del mio, mi è dato
di ritrovar: fra’ lari miei la illustre
Porzia di Cato figlia, a Cato pari,
moglie alberga di Bruto...