Pagina:Alfieri, Vittorio – Tragedie, Vol. III, 1947 – BEIC 1728689.djvu/31


atto secondo 25
Che vegg’io? è mio; nol niego... Onde l’hai tolto?...

David Di dosso a te, dal manto tuo, con questo
mio brando, io stesso, io lo spiccai. — Sovvienti
d’Engadda? Lá, dove tu me proscritto
barbaramente perseguivi a morte;
lá, trafugato senza alcun compagno
nella caverna, che dal fonte ha nome,
io m’era: ivi, tu solo, ogni tuo prode
lasciato in guardia alla scoscesa porta,
su molli coltri in placida quíete
chiudevi al sonno gli occhi... Oh ciel! tu, pieno
l’alma di sangue e di rancor, dormivi?
Vedi, se Iddio possente a scherno prende
disegni umani! ucciderti, a mia posta,
e me salvar potea, per altra uscita:
io il potea; quel tuo lembo assai tel prova.
Tu re, tu grande, tu superbo, in mezzo
a stuol d’armati; eccoti in man del vile
giovin proscritto... Abner, il prode, ov’era,
dov’era allor? Cosí tua vita ei guarda?
Serve al suo re cosí? Vedi, in cui posto
hai tua fidanza; e in chi rivolto hai l’ira. —
Or, sei tu pago? Or l’evidente segno
non hai, Saúl, del cor, della innocenza,
e della fede mia? non l’evidente
segno del poco amor, della maligna
invida rabbia, e della guardia infida
di questo Abner?...
Saul   Mio figlio, hai vinto;... hai vinto.
Abner, tu mira; ed ammutisci.
Micol   Oh gioja!
David Oh padre!...
Gion.   Oh dí felice!
Micol   Oh sposo!...
Saul   Il giorno,
sí, di letizia, e di vittoria, è questo.