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254 mirra



SCENA TERZA

Sacerdoti, Coro di fanciulli, donzelle, e vecchi;

Ciniro, Cecri, Popolo, Mirra, Pereo, Euriclea.

Ciniro Amati figli, augurio lieto io traggo

dal vedervi precedere a noi tutti,
al sacro rito. In sul tuo viso è sculta,
Peréo, la gioja; e della figlia io veggo
fermo e sereno anco l’aspetto. I Numi
certo abbiamo propizj. — In copia incensi
fumino or dunque in su i recati altari;
e, per far vie piú miti a noi gli Dei,
schiudasi il canto; al ciel rimbombin grati
devoti inni vostri alti-sonanti.
Coro1   «O tu, che noi mortali egri conforte,
«fratel d’Amor, dolce Imenéo, bel Nume;
«deh! fausto scendi; = e del tuo puro lume
«fra i lieti sposi accendi
«fiamma, cui nulla estingua, altro che morte. —
Fanc.   «Benigno a noi, lieto Imenéo, deh! vola
«del tuo german su i vanni;
Donz. «e co’ suoi stessi inganni
«a lui tu l’arco, = e la farétra invola:
Vecchi «ma scendi scarco
«di sue lunghe querele e tristi affanni: —
Coro «de’ nodi tuoi, bello Imenéo giocondo,
«stringi la degna coppia unica al mondo».
Euric. Figlia, che fia? tu tremi?... oh cielo!...
Mirra   Taci:
deh! taci...
Euric.   Eppur...
Mirra   No, non è ver; non tremo. —


  1. Ove il coro non cantasse, precederá ad ogni stanza una breve sinfonia adattata alle parole, che stanno per recitarsi poi.