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atto quarto 251
Euric. Deh! ti sia fausto il dí!... Pur ch’io felice

almen ti sappia!... Ella è ben cruda gioja,
questa che quasi ora in lasciarci mostri...
Pur, se a te giova, io piangerò, ma muta
con la dolente genitrice...
Mirra   Oh! quale
muovi tu assalto al mio mal fermo cuore?...
Perché sforzarmi al pianto?...
Euric.   E come il pianto
celar poss’io?... Quest’è l’ultima volta,
ch’io ti vedo, e ti abbraccio. D’anni molti
carca me lasci, e di dolor piú assai.
Al tuo tornar, se pur mai riedi, in tomba
mi troverai: qualche lagrima, spero,...
alla memoria... della tua Euricléa...
almen darai...
Mirra   Deh!... per pietá mi lascia;
o taci almeno. — Io tel comando; taci.
Essere omai per tutti dura io deggio;
ed a me prima io ’l sono. — È giorno questo
di gioja e nozze. Or, se tu mai mi amasti,
aspra ed ultima prova oggi ten chieggo;
frena il tuo pianto,... e il mio. — Ma, giá lo sposo
venirne io veggio. Ogni dolor sia muto.


SCENA SECONDA

Pereo, Mirra, Euriclea.

Pereo D’inaspettata gioja hammi ricolmo,

Mirra, il tuo genitore: ei stesso, lieto,
il mio destin, ch’io tremando aspettava,
annunziommi felice. Ai cenni tuoi
preste saranno al nuovo albór mie vele,
poiché tu il vuoi cosí. Piacemi almeno,