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atto terzo 243
lui solo. Oltre ogni dire, a voi gradita

era la scelta mia: si compia or dunque,
come il voleste, e come io ’l voglio, il tutto.
Poiché maggior del mio dolore io sono,
siatel pur voi. Quanto il potrò piú lieta,
vengo in breve alle nozze: e voi, beati
ve ne terrete un giorno.
Cecri   Oh rara figlia!
quanti mai pregj aduni!
Ciniro   Un po’ mi acqueta
il tuo parlar; ma tremo...
Mirra   In me piú forte
tornar mi sento, in favellarvi. Appieno
tornar, sí, posso di me stessa io donna,
(ove il voglian gli Dei) pur che soccorso
voi men prestiate.
Ciniro   E qual soccorso?
Cecri   Ah! parla.
Tutto faremo.
Mirra   Addolorarvi ancora
io deggio. Udite. — Al travagliato petto,
e alla turbata egra mia mente oppressa,
alto rimedio or fia, di nuovi oggetti
la vista; e in ciò il piú tosto, il miglior fia.
L’abbandonarvi (oh ciel!) quanto a me costi,
dir nol posso; il diranno le mie lagrime,
quand’io darovvi il terribile addio:
se il potrò pur, senza cadere,... o madre,
infra tue braccia estinta... Ma, s’io pure
lasciar vi posso, il dí verrá, che a questo
generoso mio sforzo, e vita, e pace,
e letizia dovrò.
Cecri   Tu di lasciarci
parli? e il vuoi tosto; e in un lo temi e il brami?
Ma qual fia mai?...
Ciniro   Lasciarci? e a noi che resta,