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234 mirra
sfogo non vo’, col mio importuno aspetto. —

Mirra, o tu stessa ai genitori tuoi
mezzo alcun proporrai, che te sottragga
a sí infausti legami; o udrai da loro
oggi tu di Peréo l’acerba morte.


SCENA TERZA

Mirra.

Deh! non andarne ai genitori... Ah! m’odi...

Ei mi s’invola... — Oh ciel! che dissi? Ah! tosto
ad Euricléa si voli: né un istante,
io rimaner vo’ sola con me stessa...


SCENA QUARTA

Euriclea, Mirra.

Euric. Ove sí ratti i passi tuoi rivolgi,

o mia dolce figliuola?
Mirra   Ove conforto,
se non in te, ritrovo?... A te venía...
Euric. Io da lungi osservandoti mi stava.
Mai non ti posso abbandonare, il sai:
e mel perdoni; spero. Uscir turbato
quinci ho visto Peréo; te da piú grave
dolore oppressa io trovo: ah! figlia; almeno
liberamente il tuo pianto abbia sfogo
entro il mio seno.
Mirra   Ah! sí; cara Euricléa,
io posso teco, almeno pianger... Sento
scoppiarmi il cor dal pianto rattenuto...
Euric. E in tale stato, o figlia, ognor venirne
all’imenéo persisti?
Mirra   Il dolor pria