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e del senato, e de’ patrizj in nome;

svela i rei, quai ch’ei sieno. Oggi de’ Roma
ad alta prova ravvisar, qual fera
brama ardente d’onor noi tutti invada.
Popolo Oh degni voi di miglior sorte!... — Ah! voglia
il ciel, che i pochi dal servir sedotti,
né di plebei né di patrizj il nome
abbian da noi! Chi è traditor spergiuro,
cessò d’esser Romano.
Coll.   I rei son molti:
ma, nol son tutti a un modo. Havvene, a cui
spiace il servaggio; e han cor gentile ed alto;
ma da Mamilio iniquo in guise mille
raggirati, ingannati...
Popolo   Ov’è l’infame?
Oh rabbia! ov’è?
Coll.   Pria che sorgesser l’ombre,
fuor delle porte io trarre il fea: che salvo
il sacro dritto delle genti il volle,
bench’ei colpevol fosse. Il popol giusto
di Roma, osserva ogni diritto: è base
di nostra sacra libertá, la fede.
Popolo Ben festi, in vero, di sottrarre al nostro
primo furor colui: cosí macchiata
non è da noi giustizia. I Numi avremo
con noi schierati, e la virtude: avranno
i rei tiranni a lor bandiere intorno
il tradimento, la viltade, e l’ira
giusta del ciel...
Valer.   Ma i lor tesori infami
darem noi loro, affin che a danno espresso
se ne vaglian di Roma? Assai piú l’oro
fia da temersi or dei tiranni in mano,
che non il ferro.
Popolo   È ver; prestar non vuolsi
tal arme a lor viltá: ma far vorremmo