Tito T’arresta.
Saper da te...
Mamil. Piú che non sai, dirotti.
Tutto sta in me: da gran perigli io posso
scamparvi, io solo...
Tiberio Artificiosi detti
tu muovi...
Tito E che sta in te?
Mamil. Tiberio, e Tito,
e Bruto vostro, e Collatino, e Roma.
Tiberio Folle, che parli?
Tito Io so che la iniqua speme...
Mamil. Speme? certezza ell’è. Giá ferma e piena
a favor dei Tarquinj arde congiura:
né son gli Aquilj a congiurare i soli,
come tu il pensi, o Tito: Ottavj, e Marzj,
e cento e cento altri patrizj; e molti,
e i piú valenti, infra la plebe istessa...
Tiberio Oh ciel! che ascolto?...
Tito È ver, pur troppo, in parte:
fero un bollor v’ha in Roma. A lungo, or dianzi,
presso gli Aquilj si adunò gran gente:
come amico e congiunto, alle lor case
mi appresentava io pure, e solo escluso
ne rimanea pur io. Grave sospetto
quindi in me nacque...
Mamil. Appo gli Aquilj io stava,
mentre escluso tu n’eri: è certa, è tale
la congiura, e sí forte, ch’io non temo
di svelarvela.
Tiberio Perfido...
Tito Le vili
arti tue v’adoprasti...
Mamil. Udite, udite,
figli di Bruto, ciò che dirvi io voglio. —
S’arte mia fosse stata, ordir sí tosto