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atto secondo 173
tralucea, non minor campo era d’uopo

di quel che immenso la fortuna or t’apre.
Deh possiam noi nella tua forte impresa
giovarti! Ma, gli ostacoli son molti,
e terribili sono. È per se stessa
nobil cosa la plebe: oh quanti ajuti
ai Tarquinj ancor restano!...
Bruto   Se nullo
ostacol piú non rimanesse, impresa
lieve fora, e di Bruto indi non degna:
ma, se Bruto gli ostacoli temesse,
degno non fora ei di compirla. — Al fero
immutabil del padre alto proposto,
tu il giovenile tuo bollore accoppia;
cosí di Bruto, e in un di Roma figlio,
Tito, sarai. — Ma il tuo german si affretta...
Udiam quai nuove ei reca.


SCENA SECONDA

Tiberio, Bruto, Tito.

Tiberio   Amato padre,

mai non potea nel foro in miglior punto
incontrarti. Di gioja ebro mi vedi:
te ricercava. — Ansante io son, pel troppo
ratto venir: da non mai pria sentiti
moti agitato, palpitante, io sono.
Visti ho dappresso i rei Tarquinj or ora;
e non tremai...
Tito   Che fu?
Bruto   Dove?...
Tiberio   Convinto
con gli occhi miei mi son, ch’egli è il tiranno
l’uom fra tutti il minore. Il re superbo,
coll’infame suo Sesto, udita appena