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8 saul
David   Oh cielo!

Vedrolla? oh gioja! Or, come in campo?...
Gion.   Il padre
ne avea pietade; al suo dolor lasciarla
sola ei non volle entro la reggia: e anch’ella
va pur porgendo a lui qualche sollievo,
benché ognor mesta. Ah! la magion del pianto
ella è la nostra, da che tu sei lungi.
David Oh sposa amata! A me il tuo dolce aspetto
torrá il pensier d’ogni passata angoscia;
torrá il pensier d’ogni futuro danno.
Gion. Ah, se vista l’avessi!... Ebbeti appena
ella perduto, ogni ornamento increbbe
al suo dolor: sul rabbuffato crine
cenere stassi; e su la smunta guancia
pianto e pallore; immensa doglia muta,
nel cor tremante. Il dí, ben mille volte,
si atterra al padre; e fra i singhiozzi, dice:
«Rendimi David mio; tu giá mel desti».
Quindi i panni si squarcia; e in pianto bagna
la man del padre, che anch’egli ne piange.
E chi non piange? — Abner, sol egli; e impera,
che tramortita come ell’è si strappi
dai piè del padre.
David   Oh vista! Oh! che mi narri?
Gion. Deh! fosse pur non vero!... Al tuo sparire,
pace sparí, gloria, e baldanza in armi:
sepolti sono d’Israello i cori;
il Filisteo, che giá fanciullo apparve
sotto i vessilli tuoi, fatto è gigante
agli occhi lor, da che non t’han piú duce:
e minacce soffriamo, e insulti, e scherni,
chiusi nel vallo, immemori di noi.
Qual maraviglia? ad Israello a un tempo
manca il suo brando, ed il suo senno, David.
Io, che giá dietro ai tuoi guerrieri passi