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64 ottavia
Amommi ei molto, e ancor non poco ei m’ama:

potess’io pur quell’amator sí fermo
ríamare! Ma il cor Poppea non seppe
divider mai; né vuole ella il tuo core
con l’abborrita sua rival diviso.
Non del tuo trono, io sol di te fui presa,
ahi lassa! e il sono: a me lusinga dolce
era l’amor, non del signor del mondo,
ma dell’amato mio Neron: se in parte
a me ti togli; se in tuo cor sovrana,
sola non regno, al tutto io cedo, al tutto
io n’esco. Ahi lassa! dal mio cor potessi
appien cosí strappar la immagin tua,
come da te svellermi spero!...
Ner.   Io t’amo,
Poppea, tu il sai: di quale amor, tel dica
quant’io giá fei; quanto a piú far mi appresto.
Ma tu...
Poppea   Che vuoi? poss’io vederti al fianco
quell’odíosa donna, e viver pure?
poss’io né pur pensarvi? Ahi donna indegna!
che amar Neron, né può, né sa, né vuole;
e sí pur finger l’osa.
Ner.   Il cor, la mente
acqueta; in bando ogni timor geloso
caccia: ma il voler mio rispetta a un tempo.
Esser non può, ch’ella per or non rieda.
Giá mosso ha il piè ver Roma: il dí novello
quí scorgeralla. Il vuol la tua non meno,
che la mia securtá: che piú? s’io ’l voglio;
io non uso a trovare ostacol mai
a’ miei disegni. — Io non mi appago, o donna,
d’amor, qual mostri, d’ogni tema ignudo.
Chi me piú teme ed obbedisce, sappi,
ch’ei m’ama piú.
Poppea   ... Troppo mi rende ardita