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atto primo 63
vive ancor d’Agrippina. Entro quei petti,

di novitá desio, pietá fallace
della figlia di Claudio, animo fello,
e ria speranza entro quei petti alligna.
Io mal colá bando a lei diedi, e peggio
farei quivi lasciandola.
Poppea   Tenerti
dee sollecito tanto omai costei?
Oltre il confin del vasto impero tuo
che non la mandi? esiglio, ove pur basti,
qual piú securo? e qual deserta piaggia
remota è sí, che t’allontani troppo
da lei, che darsi il folle vanto ardisce
d’averti dato il trono?
Ner.   Or, finché tolto
del tutto il poter nuocermi le venga,
stanza piú assai per me secura ell’abbia
Roma, e la reggia mia.
Poppea   Che ascolto? In Roma
Ottavia riede!
Ner.   A mie ragion dá loco...
Poppea Ove son io, colei?...
Ner.   Deh! m’odi...
Poppea   Intendo;
ben veggo;... io tosto sgombrerò...
Ner.   Deh! m’odi:
Ottavia in Roma a danno tuo non torna;
a suo danno bensí...
Poppea   Vedrai tu tosto,
ch’ella vi torna al tuo. Ti dico intanto,
che Ottavia e me, vive ad un tempo entrambe,
non che una reggia, una cittá non cape.
Rieda pur ella, che Neron sul seggio
locò del mondo; ella a cacciarnel venga.
Di te mi duol, non di me no, ch’io presso
d’Otton mio fido a ritornar son presta