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52 rosmunda
miei prodi, a freno: assai giá strage femmo.

Dal piú ferir si resti.
Ildov.   Ancor ti avanza
da uccider me: ma pria...
Rosm.   Svenalo.
Almac.   M’odi,
forte Ildovaldo, pria; Romilda, m’odi. —
Voi, soldati, arretratevi; l’impongo.
A un tempo quí, quant’io cercava, incontro. —
Ildovaldo, tu il vedi, invan difesa
or contra me faresti: a ognun de’ tuoi
oppor de’ miei poss’io ben cento. Hai salva
oggi tu a me la vita; oggi la vita
io dono a te: nulla piú omai ti deggio. —
Del tuo destin, Romilda, arbitra voglio
te stessa; e di noi donna, e di costei.
S’io ingannarti pensassi, omai tu il vedi.
Rosm. Donna di me costei? di me? Nel petto
io questo stil giá giá le immergo...
Ildov.   Ah! ferma...
Almac. T’arresta, deh!...
Rosm.   Nullo appressarsi ardisca,
o il ferro io vibro.
Romil.   E vibralo: morrommi
cosí almen d’Ildovaldo...
Rosm.   Or, qual di noi
è donna quí?
Almac.   Tu il sei... Deh!... cessa...
Ildov.   Oh rabbia
Romilda... Oh cielo! e non ti posso io trarre?...
Rosm. Re sol di nome tu, depon quel brando. —
Almac. Eccomi inerme...
Rosm.   Or tuoi soldati tutti
fuor della reggia manda.
Almac.   Ite, sgombrate,
affrettatevi, tutti...