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ATTO SECONDO

SCENA PRIMA

Cosimo, Eleonora.

Cosimo No, non m’inganno io, no: piú degno figlio

non abbiam di Diego: a lui del soglio
preme l’onor, la securtá del padre,
e la quíete universale. Io n’ebbi
dal suo parlar non dubbie prove or dianzi.
Eleon. Non senno dunque, e non amor, né mite
indole trovi, né pieghevol core
nel mio Garzia?
Cosimo   Che parli? or qual mi nomi
rubello spirto? Ei tra i miei figli è il solo,
ch’esser nol merti. Or, che dich’io tra i figli?
Assai piú mi ama e reverisce ogni altri,
ch’egli nol fa. Nutro un serpente in seno,
che in me sua rabbia e il rio velen rivolge.
Oh, come a stento il furor mio rattenni
dianzi in udirlo! I miei sospetti fansi
omai certezza: e quel Garzía...
Eleon.   Che fece?
che disse? in che ti spiacque? Oimè!
Cosimo   Che disse? —
Mentr’io disegno di un mortal nemico
l’eccidio, ei consigliarmi osa il perdono.
Ei non abborre il reo Salviati adunque,