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atto quinto 341
Bianca   Or, che dirai del tuo

sorger sí ratto dalle piume? è questa
forse tua solit’ora? Ancor del tutto
dense eran l’ombre, e tu giá in piè balzavi,
com’uom, cui stringe inusitata cura.
E ver me poscia, sospirando, gli occhi
non ti vedea rivolgere pietosi?
E ad uno ad un non ti vid’io i tuoi figli,
sorto appena, abbracciar? che dico? al seno
ben mille volte stringergli, e di caldi
baci empiendogli, in atto doloroso
inondar loro i tenerelli petti
di un largo fiume di pianto paterno...
Tu, sí feroce giá? tu, quel dal ciglio
asciutto ognora?... E crederò, che cosa
or d’altissimo affare in cor non serri?
Raim. ... Io piansi?...
Bianca   E il nieghi?
Raim.   ... Io piansi?...
Bianca   E pregne ancora
di pianto hai le pupille. Ah! se nol versi
in questo sen, dove?...
Raim.   Sul ciglio mio
lagrima no, non siede:... e, s’io pur piansi,...
piansi il destin degli infelici figli
di un oltraggiato padre. Il nascer loro,
e il viver lor poss’io non pianger sempre? —
O pargoletti miseri, qual fato
in questa morte, che nomiam noi vita,
a voi sovrasta! de’ tiranni a un tempo
schiavi e nipoti, per piú infamia, voi...
Mai non vi abbraccio, ch’io di ciò non pianga...
Sposa, deh! tu, dell’amor nostro i pegni,
amali tu; perch’io d’amore gli amo
diverso troppo dal tuo amore, e omai
troppo lontan da’ miei corrotti tempi.