Bot. Ucciso il re? come? da chi?...
Lamor. Fellone,
da te.
Bot. Ch’osi tu dirmi?...
Maria Ucciso Arrigo!...
Ma, come?... Oh cielo!... Il rio fragor?...
Lamor. Secura
statti. D’Arrigo è la magion disvelta
fin da radice, dalla incesa polve:
ei fra l’alte rovine ha orribil tomba.
Maria Che ascolto!...
Bot. Ah! certo; l’adunata polve,
che serbavasi chiusa a mezzo il colle,
Arrigo, ei stesso, disperato incese.
Lamor. Te grida ognun, te traditor, Botuello.
Maria Malvagio, avresti?...
Bot. Ecco il mio capo: ei spetta
a chi tal mi chiarisca. A te non chieggo
grazia, o regina: alta, spedita, e intera
giustizia chieggo.
Lamor. Ei non si uccise. Infame
gente lo uccise...
Maria Ahi reo sospetto! Oh pena
peggio assai d’ogni morte!... Oh macchia eterna!...
Oh dolor crudo!... — Or via, ciascun si tragga
dagli occhi miei. Saprassi il vero; e tremi,
qual ch’egli sia, l’autor perfido atroce
di un tal misfatto. Alla vendetta io vivo,
ed a null’altro.
Bot. Il tuo dolor, regina,
rispetto io sí; ma per me pur non tremo.
Lamor. Tremar dei tu? — Finché dal ciel non piomba
il fulmin quí, chi non è reo sol tremi.