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294 maria stuarda
Bot. Ucciso il re? come? da chi?...

Lamor.   Fellone,
da te.
Bot.   Ch’osi tu dirmi?...
Maria   Ucciso Arrigo!...
Ma, come?... Oh cielo!... Il rio fragor?...
Lamor.   Secura
statti. D’Arrigo è la magion disvelta
fin da radice, dalla incesa polve:
ei fra l’alte rovine ha orribil tomba.
Maria Che ascolto!...
Bot.   Ah! certo; l’adunata polve,
che serbavasi chiusa a mezzo il colle,
Arrigo, ei stesso, disperato incese.
Lamor. Te grida ognun, te traditor, Botuello.
Maria Malvagio, avresti?...
Bot.   Ecco il mio capo: ei spetta
a chi tal mi chiarisca. A te non chieggo
grazia, o regina: alta, spedita, e intera
giustizia chieggo.
Lamor.   Ei non si uccise. Infame
gente lo uccise...
Maria   Ahi reo sospetto! Oh pena
peggio assai d’ogni morte!... Oh macchia eterna!...
Oh dolor crudo!... — Or via, ciascun si tragga
dagli occhi miei. Saprassi il vero; e tremi,
qual ch’egli sia, l’autor perfido atroce
di un tal misfatto. Alla vendetta io vivo,
ed a null’altro.
Bot.   Il tuo dolor, regina,
rispetto io sí; ma per me pur non tremo.
Lamor. Tremar dei tu? — Finché dal ciel non piomba
il fulmin quí, chi non è reo sol tremi.