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atto quinto 291
abbiavi al mondo.

Maria   Oh ciel! s’ei mi tradisse?...
Ma il diffidarne è il meglio. — Or tosto vanne
ad Arrigo tu stesso: a lui saratti
scorta Argallo in mio nome. Ove ei mi giuri
di non uscir di Scozia, anzi che tutto
non sia fra noi chiaro e quíeto, io giuro
sgombrar d’ogni arme, pria che aggiorni, il piano.
Va, corri, vola; ottien sol questo, e riedi.


SCENA SECONDA

Maria.

... Oh! qual tremor mi scuote! Oimè!... se mai?...

Ma, son io rea? Tu il sai, che il tutto scorgi. —
Pur presagj piú orribili non ebbi
nel core io mai... Che fia? Dal costui labro,
quai feri tuoni usciano! — A me non scese
notte piú infausta mai...


SCENA TERZA

Maria, Botuello.

Maria   Che festi? ahi lassa!

Ove mi hai tratta? Ancor d’ammenda è tempo:
vanne, e gli armati tuoi...
Bot.   Ma che? tu cangi
or consiglio altra volta?
Maria   Io mai non dissi...
tu primo osasti...
Bot.   Osai, sí, porti innanzi
piú dolce un mezzo ad ottener tuo fine,
di quanti in te ne disegnavi: e cura
a me ne desti; ed io l’impresi. Or, viste