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268 maria stuarda
eterno, e tale in noi lasciò la ispana

devota rabbia, che morir vuol pria
ciascun di noi, che all’abborrita cruda
religíon di sangue obbedir mai.
Forza fia pur, che il tuo figliuol si stacchi
dal roman culto, il dí che al soglio nostro
ei salirá: non fia ’l miglior per tutti
ch’egli in error, cui dee lasciar, non cresca?
Arrigo Chi ’l niega? E tu, credi me forse in core
ligio a Roma piú ch’altri? Ma il mio figlio,
cui pur anco il vedere a me si vieta,
come educarlo a senno mio?...
Orm.   Ma tutto,
tutto otterresti, se in poter tuo pieno
lo avessi tu.
Arrigo   Quindi ei m’è tolto.
Orm.   E quindi
ritor tu il dei.
Arrigo   Veglian custodi.
Orm.   E’ puonsi
deludere, comprare...
Arrigo   E pon, ch’io l’abbia;
poscia il serbarlo...
Orm.   Io te lo serbo. Al fianco
d’Elisabetta ei crescerá: gli fia
ella piú assai che madre. Ivi altamente
nudrirassi a regnar; sol ch’io pervenga
a trafugarlo, e ti vedrai tu tosto
signor del tutto. Reggitor sovrano
di questo regno pel crescente figlio
Elisabetta proclamar faratti;
potrai tu quindi alla tua sposa parte
dare qual piú vorrai; quella che appunto
mertar parratti...
Arrigo   — Assai gran trama è questa.
Orm. Spiaceti?