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ATTO SECONDO

SCENA PRIMA

Arrigo, Lamorre.

Arrigo Sí, tel ridico; ad ottener vendetta

de’ miei nemici io vengo, o a queste mura
io vengo a dar l’eterno addio.
Bot.   Ben fai.
Ma lusingarti di felice evento,
o re, non dei, finché ai rimorsi interni,
ai manifesti replicati segni
del cielo, hai sordo il core. Appien convinto
dell’error che professi in cor tu sei;
di tua crudel persecutrice setta,
a mille a mille, ad ogni passo, innanzi
le dolenti vestigia a te si fanno:
e il rio servaggio pur di Roma imbelle
scuoter non osi; onde tu in faccia al mondo
vile ti rendi, ed empio in faccia a Dio.
La prima è questa, pur troppo! e la sola
cagion terribil d’ogni tua sventura.
Arrigo Piú che convinto io son, ch’io non dovea
mai ricercar regie fatali nozze:
non, che atterrito dall’altezza io sia
del grado, no; che questo scettro istesso
ignoto peso agli avi miei non era:
ma ben mi duol, ch’io non pensai qual vana
instabil cosa ell’è di donna il core;