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250 maria stuarda



SCENA QUARTA

Maria, Ormondo, Botuello.

Maria   Oh! vieni; inoltra

Botuello il passo; odi incredibil cosa,
che arreca a me, d’Elisabetta in nome,
il britanno oratore. Ella mi vuole
piú mite ai nuovi settatori; Arrigo
sempre indiviso dal mio fianco brama;
e che fra noi segua il divorzio, teme.
Bot. Or chi sí falsa impressíon le diede
della corona tua? qual perseguisti
religíoso culto? e chi pur osa
profferir oggi di divorzio il nome?
oggi, nel dí, che a te ritorna Arrigo...
Orm. Oggi ei ritorna?
Maria   Sí. Ben vedi; io prima
di Elisabetta ogni desir prevengo.
Orm. Mendace fama né ai re pur perdona:
di romor falso apportatrice giunse
alla regina mia; come giá venne
a te di lei non men fallace il grido,
che tua nemica te la pinse. Io nutro
(o men lusingo) alta speranza in core,
d’esser fra voi de’ vostri sensi veri
non odíoso interprete verace,
finché a te presso, col piacer d’entrambe,
grata m’avrò quanto onorata stanza.
Maria Malignamente spesso a mal ritorte
l’opre son di chi troppo in alto siede:
finor palesi, e d’innocenza figlie,
le mie non sdegnan testimon nessuno.
Per te sian note a Elisabetta: e intanto
sí per lei che t’invia, che per te stesso,
sarai tu sempre entro mia corte accetto.