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atto primo 249
giammai; né il so.

Orm.   Né l’indiscreto sguardo
entro tua reggia Elisabetta inoltra
piú che non lice. Ad ogni re son sacri,
benché palesi sian, dei re gli arcani.
Dirti m’è imposto in rispettoso modo,
che un successor, sol uno, a doppio regno
poco è, pur troppo; e ch’ella è incerta cosa,
e di temenza piena ognor, la vita
di un sol fanciullo...
Maria   I generosi sensi
del suo gran cor, giá nel mio core han desto
emuli sensi. In me la speme è viva
d’esser pur anco madre; e lei far lieta,
lei che gioisce d’ogni gioja mia,
di numerosa mia prole novella.
Ma, se larga d’ajuto a me non manco
che di consiglio ell’è, questo mio regno,
non che mia reggia, in tutta pace io spero
veder fra breve.
Orm.   Ad ottener tal pace,
primo mezzo in suo nome oso proporti...
Maria Ed è?
Orm.   Non dubbio mezzo. Ella ti brama
piú mite alquanto inver color, che il giogo
di Roma sí, ma non il tuo s’han tolto.
Sudditi fidi al par degli altri tuoi,
e assai di forza e numero maggiori;
uomini anch’essi, e figli tuoi non empj;
a cui sol reca oppressíon sí fera
il lor creder diverso.