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note dell’autore che servon di risposta | 235 |
dunque non si può aggiungere oramai interesse, il men cattivo mezzo, sará necessariamente il piú breve; affinché gli spettatori, che non si possono piú agitare, non abbiano neppur tempo di andarsi agghiacciando del tutto. Il piú breve da quel punto in poi, credo d’esser stato io.
Polifonte non ha potuto insistere che i suoi soldati uccidessero Egisto appena svelato, per l’errore in cui è incorso egli stesso di crederlo morto, e di volerlo vendicare: errore, che in quel punto gli allaccia le mani; non potendo usar violenza ad Egisto, senza contradire a se stesso in faccia a tutta Messene. E che quello sia il figlio di Merope, tutti, o i piú, lo credono, dall’impeto con cui la madre espone se stessa in difesa di quel giovine. Il popolo non è commosso quanto il dovrebbe, perché un popolo soggiogato dalla tirannide non si scuote, se non alla vista di un qualche tragico accidente: e per quella ragione appunto, Polifonte che conosce un tal popolo, non vuole, col dargli questo spettacolo d’un figlio svenato in braccio alla madre, muovere in lui quel furore, che le parole e i pianti di essa a destare non bastano. Che fa egli dunque l’accorto tiranno? aspetta tempo. Il giovine rimane in fine del quart’atto senza catene, benché non si dica; ma si suppone, dal dubbio che Polifonte pare ammettere ch’egli possa essere il figlio di Merope: dunque non lo lascia legato, non dovendosi piú uccidere; ma lo lascia assai ben custodito nella propria reggia. Un vecchio, una donna, e un giovine disarmato, soli, e ben custoditi, che far potrebbero per prevenire il tiranno? nulla mai, se non si appresentasse poi ad Egisto quella fortuita occasione di ucciderlo nel punto del sagrifizio con la scure del sacerdote: ma codesta, chi mai la potea prevedere?
Quanto alla catastrofe, dirò, che ho creduto poter supplire alla freddezza che assale questa tragedia nel quint’atto, col porre sotto gli occhi quello spettacolo pomposo da prima, poi terribile funesto e dubbioso, del sagrifizio, delle imminenti nozze, dello svenato tiranno, del popolo commosso, dei soldati infieriti, e in ultimo del valore e vittoria d’Egisto. Cose tutte, che vedute, pare che occuperanno e scuoteranno assai piú che narrate. Che se con un precetto di Orazio mi si dice, che ogni cosa non si debba esporre alla