Pagina:Alfieri, Vittorio – Tragedie, Vol. II, 1946 – BEIC 1727862.djvu/24

18 rosmunda
Ildov. Che ascolto?

Almac.   Odi, Ildovaldo? ah! per te il vedi,
s’io con ragion teco era in dubbio...
Ildov.   Sposa
del barbaro Alarico?
Almac.   Ah! no...
Romil.   Promessa
ad Alarico; ed in mercede io ’l sono
dei non prestati ajuti: hanne sua fede
impegnata colei, che il regno e il padre
mi ha tolto: e a patto nullo omai sua fede
tradir (chi’l crederia?) non vuol Rosmunda.
Deggio al novello sole irne a tai nozze:
ma il nuovo sol me non rischiara ancora. —
Deh! se men d’essa iniquo esser tu puoi;
s’egli è pur mio destin, ricorrer oggi
all’uccisor del padre mio; deh! tenta
di opporti almen...
Almac.   Ch’io tenti? io ben ti giuro,
che non v’andrai.
Ildov.   Per questo brando io ’l giuro.
Mi udrà Rosmunda...
Romil.   Ecco; ella vien nell’ira.


SCENA TERZA

Rosmunda, Almachilde, Romilda, Ildovaldo.

Rosm. Quí, con costei, tu stai? tu pur, tu presti

a’ detti suoi sedizíosi orecchio? —
Giorno è di gioja questo: a che, miei prodi,
giova lo starsi infra gli eterni lai
di questa figlia del dolor?... Donzella,
sospiri tu? perché? pronto a’ miei cenni
giá sta Ragauso con regal corteggio,
per guidarti ove trono altro piú illustre