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222 lettera dell’abate cesarotti


e d’infamia pubblica. In questo mezzo si sentono ancora fra il popolo alcune voci di tumulto. Seneca difende Ottavia con forza, spera ancora una rivoluzione, rimprovera il tiranno, cerca di atterrirlo. Ottavia, sino allora taciturna e tranquilla, impone silenzio agli altri, parla dell’eroismo della sua dolce virtú, e tutto ad un tempo si mette il veleno alla bocca. La sorpresa è universale, e genera effetti diversi (3). Seneca non ha piú freno; predice a Poppea la sua caduta, e a Nerone il supplizio.


TIMOLEONE

Timoleone è una tragedia d’un merito originale. Rendere amabile un tiranno, e ammirabile un fratricida; far che ambidue inflessibili nelle loro massime gareggino d’amor fraterno anche nel punto che uno è uccisore, e l’altro ucciso; sono imprese che ricercano un genio non comune per riuscirvi, e il nostro autore ci riuscí. Egli seppe anche diversificare il carattere uniforme di Timoleone e di Echilo, col dare a questo il distintivo d’una schiettezza eroica. Quanto è nobile la rinunzia solenne ch’ei fa a Timofane della sua amicizia, e la protesta di giurar a Timoleone Fede eterna di sangue, e la sua risposta a Demarista; che gli dice: Son madre. — Di Timofane.

Insigni sono le scene II e III dell’atto II, e la IV del III. Timofane in quattro versi ristringe il compiuto panegirico della monarchia: Timoleone fa un ritratto terribile dello stato d’un tiranno, con uno stile di fuoco. Ma, sopra ogni altra, sorprendente e divina è la prima dell’atto quarto fra Timoleone e la madre. Per notare i tratti piú distinti della tragedia bisognerebbe trascriverla.

Si dirá, ch’ella è troppo povera d’azione. La tragedia non ha che un momento tragico: tutto il resto non è che una briga di famiglia: tutto si riduce al parlare gli stessi personaggi sopra i soggetti stessi, con pochissima e quasi niuna varietá (4). Ciò in parte è vero, ma oltre che questa è la vera e naturale esposizione della storia, oltre che, trattandosi dell’uccision d’un fratello, debbono esserci molte alternative, e la piú piccola circostanza dee produrre timori, pentimenti, dubbi, e speranze, che sospendono necessariamente l’azione, e danno luogo a nuovi tentativi; aggiungerò che questo appunto fa il pregio piú singoiar dell’autore. Per