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atto terzo 189
Polid. ... In riva al fiume, al raggiornare, or dianzi

io ’l ritrovava sepolto nel sangue:
uom fuvvi ucciso; ah! non v’ha dubbio; egli era
il figlio tuo.
Mer.   ... Qual morte!... Oh rio destino!...
Ed io vivo? — Ma tu, cosí guardasti
un tanto pegno? Ahi folle! in chi riposi
mie speranze, mia vita? al di lui fianco
forse tu starti non dovevi sempre?
Qual ferro lui potea svenar, che pria
tua lunga inutil vita non troncasse?
Me servivi cosí? cosí l’amavi?... —
Ma, oimè! tu piangi? e non rispondi? Ah! colpa
del fato è sol; deh! mi perdona: io sono
madre... Ah no! piú nol son... Morire...
Polid.   Io merto,
misero me! tutto il tuo sdegno... Eppure
sa il ciel, s’io colpa...
Mer.   Ah! mel diceva il core...
in quella notte orribile, che in braccio
io tel ponea:... Mai piú tu nol vedrai...
Con sue picciole mani ei mi avvinghiava
sí strettamente il collo; oh ciel! parea
quasi il sapesse, che per sempre ei m’era
tolto. — Tre lustri in rio timor vissuti,
in pianto, in vana speme, ove son iti?
Di Polifonte l’odíoso aspetto,
da me sofferto; e tanti affanni e tanti;
perch’io tutto perdessi a un tratto poscia?
Ed in qual modo!... E agli occhi miei!... Per mano
d’un vile... Oimè! di sepoltura privo...
Figlio, deh! figlio, almen tuo corpo esangue
dato mi fosse! Infra gli amplessi, e il pianto,
potessi almen... sul tuo corpo morire!...
Polid. Ed io,... tre lustri di paterna cura
vedermi tor cosí? Misero! io vengo