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140 | timoleone |
Della patria campioni generosi,
adopratevi omai per essa dunque.
SCENA QUINTA
Timoleone, Echilo.
te potessi salvar, com’io son certo
di salvar la mia patria!
Echilo Ne’ suoi
mercenarj ei si affida; ei sa, che altr’armi
or da opporre alle sue non ha Corinto.
Timol. Con quest’ultimo eccidio, è ver ch’ei sparse
terrore assai di se; ma in mille doppj
l’odio ei si accrebbe; e non è tolto a tutti
l’animo, il core, e la vendetta. Han chiesto
giá per segreto messo ai Micenéi
pronto soccorso i cittadini; in parte
giá i suoi stessi satelliti son compri.
Misero! ei colto ai proprj lacci suoi
sará, pur troppo!... Ah! se rimedio ancora!...
Ma tolto ei m’ha l’amico, e, piú gran bene,
la libertá... Ma pure... ei m’è fratello;
n’ho ancor pietá... Se alcun piegarlo alquanto...
Echilo Il potrebbe la madre, ove non guasto
serbasse il cor: ma troppo...
Timol. Udrammi anch’essa
or per l’ultima volta. Io volo pria
a supplicar gli amici miei, che solo
dato gli sia di questo dí l’avanzo,
tempo a pentirsi; e tosto riedo; e nulla,
perch’ei si cangi, d’intentato io lascio:
preghi, terror, pianti, e minacce, e madre. —