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atto primo 7



SCENA SECONDA

Rosmunda.

Quant’io abborro costei, neppure io stessa

il so. Cagioni, assai ve n’ha; ma troppo
alla mia pace importa il non chiarirne
la piú vera, e maggiore. Il cor mi sbrana
un dubbio orrendo... Ma traveggo io forse...
Ah! no; dubbio non è; fatal certezza
ben è: lei non rimira il mio consorte
con quell’occhio di sdegno, onde si sguarda
dall’uccisor la figlia dell’ucciso.
Talvolta a lei senza adirarsi ei parla;
e d’essa pur senza adirarsi ei parla.
Della costei, giá non dirò beltade,
ma fallace dolcezza lusinghiera,
forse ch’ei preso all’amo?... Ah! non si appuri
tal vero mai. Lungi Romilda, lungi
di quí per sempre... A un tal pensier mi bolle
entro ogni vena il sangue. O d’Alboíno
figlia esecrata giá, degg’io scoprirti
anco rivale mia? — Tacciasi... Viene
Almachilde... Vediam, s’io pur m’inganno.


SCENA TERZA

Rosmunda, Almachilde, Soldati.

Rosm. Giá le festose grida, e l’ondeggianti

bandiere al vento, e il militar contegno,
tutto mel dice; il vincitor tu sei.
Almac. Salvo, e securo, e vincitor mi vedi;
ma, non per mia virtú. Vittoria, e vita,
e libertade, e regno, oggi a me tutto
dona il solo Ildovaldo. Ei m’era scudo;