Pagina:Alfieri, Vittorio – Tragedie, Vol. I, 1946 – BEIC 1727075.djvu/92

86 filippo
Prezzo esecrando di esecrando ajuto

prestato al figlio incontro al padre, andranne
parte sí grande di cotanto regno
dei Franchi preda; e impunemente oppressa
sará poi l’altra dal fallace figlio
di un re, il cui senno, il cui valor potria
regger sol, non che parte, intero il mondo.
Ecco qual sorte a noi sovrasta. — Ah! cari,
e necessarj, e sacri, i giorni tuoi
ci sono, o re; ma necessaria, e sacra
non men la gloria dello ispano impero.
Del re, dei padre insidíar la vita,
misfatto orrendo: ma il tradire a un tempo
il proprio onor, vender la patria, (soffri
ch’io ’l dica) orrendo è forse al pari. Il primo
puoi perdonar, che spetta a te: ma, l’altro?...
E perdonarlo anco tu puoi: — ma, dove
aggiunto io ’l veggo a sí inauditi eccessi,
che pronunziare altro poss’io, che morte?
Perez Morte! Che ascolto?
Filippo   Oh ciel!...
Leon.   Chi ’l crederebbe,
ch’io pur potessi agli esecrati nomi
di parricida, traditor, ribelle,
aggiungern’altri? E ne riman pur uno,
troppo esecrabil piú; tal ch’uom non l’osa
profferir quasi.
Filippo   Ed è?
Leon.   Del giusto cielo
disprezzator sacrilego mendace. —
Onnipossente Iddio, di me tuo vile
ma fido servo espressamente or sciogli
tu la verace lingua. È giunto il giorno,
l’ora, il momento è giunto, in cui d’un solo
folgoreggiante tuo sguardo tremendo
chi lungamente insuperbí ne atterri.