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ATTO QUARTO

SCENA PRIMA

Egisto, Clitennestra.

Egisto Donna, quest’è l’ultimo nostro addio.

Ahi lasso me! donde partire io volli,
cacciar mi veggo. Eppur non duolmi averti,
rimanendo, obbedita. Un tanto oltraggio,
per tuo comando, e per tuo amor, sofferto,
se grato l’hai, mi è caro. Altro, ben altro
dolor m’è al cor, lasciarti; e non piú mai
speranza aver di rivederti io, mai.
Cliten. Egisto, io merto ogni rampogna, il sento;
e ancor che niuna dal tuo labbro io n’oda,
il tuo dolor, l’orribil tuo destino,
pur troppo il cor mi squarciano. Tu soffri
per me tal onta; ed io per te son presta
a soffrir tutto; e oltraggi, e stenti, e morte;
e, se fia d’uopo, anco la infamia. È tempo,
tempo è d’oprar. — Ch’io mai ti lasci? ah! pensa
ch’esser non può, finch’io respiro.
Egisto   Or forse,
in un con me perder te stessa vuoi?
Ch’altro puoi tu? deh! cessa: invan si affronta
di assoluto signor l’alta assoluta
possanza. Il sai; la ragion sua son l’armi;