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ATTO TERZO

SCENA PRIMA

Agamennone, Elettra.

Agam. Son io tra’ miei tornato? ovver mi aggiro

fra novelli nemici? Elettra, ah! togli
d’orrido dubbio il padre. Entro mia reggia
nuova accoglienza io trovo; alla consorte
quasi stranier son fatto; eppur tornata,
parmi, or essere appieno in se potrebbe.
Ogni suo detto, ogni suo sguardo, ogni atto,
scolpito porta e il diffidare, e l’arte.
Sí terribile or dunque a lei son io,
ch’entro al suo cor null’altro affetto io vaglia
a destar, che il terrore? Ove son iti
quei casti e veri amplessi suoi; quei dolci
semplici detti? e quelli, a mille a mille,
segni d’amor non dubbj, onde sí grave
m’era il partir, sí lusinghiera speme,
sí desíato sospirato il punto
del ritornare, ah! dimmi, or perché tutti,
e in maggior copia, in lei piú non li trovo?
Elet. Padre, signor, tai nomi in te raccogli,
che non men reverenza al cor ne infondi,
che amore. In preda a rio dolor due lustri
la tua consorte visse: un giorno (il vedi)