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atto secondo 239
Icilio Ben fai; sprezzar chi a te obbedisce dei.

Ma il dí, che andavi il favor nostro vano
tu mendicando; il dí, che te fingevi
umile per superbia; e per viltade
magnanimo; e incorrotto, e giusto, e pio
per empietá; quel dí, parlar t’udimmo
meno altero d’alquanto. A tutti noto,
Appio, omai sei: di rientrare, incauto,
in tua natura ti affrettasti troppo.
Tutte hai le parti di tiranno, e tutte
n’hai le virtú, tranne prudenza: e suole
pur de’ tuoi pari esser virtú primiera,
prudenza, base a tirannia nascente.
Popolo Troppo ei dice, ma vero.
Appio   Io quí credea
giudicar d’una schiava oggi, e non d’altro;
ma, ben mi avveggo, giudicar m’è forza
d’un temerario pria.
Icilio   D’una donzella
mia sposa il natal libero credea
quí sol difender io: di Roma i dritti,
di me, di tutti i cittadini miei,
felice me, se del mio sangue a costo
oggi a difender valgo!
Popolo   Oh forti detti!
Oh nobil cor! Romano egli è.
Appio   Littori,
accerchiate costui: sovra il suo capo
pendan sospese le mannaje vostre;
e ad ogni picciol moto...
Virg.a   Oh ciel! non mai,
non fia, no: scudo a lui son io: le scuri
si rivolgano in me: me traggan schiava
i tuoi littori: è poco il servir mio,
nulla il morir; purché sia illeso il prode,
il sol di Roma difensor...