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atto secondo 237
timore al cor: prove, e ragioni adduco;

non grida, e forza, ed armi. Altro non ode
Appio, che il dritto; e del mio dritto prova
sia non lieve, l’aver primi costoro
rotto ogni uso di legge; e pria risposto,
che la domanda io fessi.
Appio   È ver; novello
questo proceder fu.
Icilio   Ma udiamo: narra;
questo tuo dritto esponi.
Marco   Ecco donzella,
che dal supposto genitor si noma:
in mia magion, d’una mia schiava è nata;
quindi, bambina, a me dalla materna
fraude sottratta, e a prezzo d’or venduta
a Numitoria, che nudrilla in vece
d’altra, onde orbata era rimasta. Il primo
colto all’inganno, era Virginio stesso;
ond’ei credeala, e crede ancor sua figlia.
Gente, cui è noto il prezzo, il tempo, il modo,
condotta ho meco; e son mia sola scorta.
Quant’io ti narro, ecco, a giurar son presti.
Numit. A giurar presti i mentitor son sempre.
Ciò che asserir romana madre ardisce,
(Romana sí, e plebea), creder dovrassi
men che i sozzi spergiuri di chi infame
traffico fanne? Almen, pria che costoro
giurin ciò che non è, per brevi istanti
deh! si ascolti una madre. Il popol tutto
all’affetto, al dolore, ai moti, ai detti,
giudicherá se madre vera io sono.
Appio Io giudicar quí deggio; e ognun tacersi. —
E quelli piú, che ad odio, o amore, od ira
servendo ognor, sol di ragion nemici,
van parteggiando; e intorbidata, e guasta
finor purtroppo han la giustizia in Roma.