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di plinio a traiano
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ascendere in Campidoglio; e del proprio valore e di quel dei soldati, ascrivere piamente al solo massimo Giove la cagione ed i frutti.

Delle superbe immagini, e marmoree statue che il maggior fòro ed i pubblici edifici non ben dirò se piú adornino o sfregino, gran parte abbattute ne veggo, ben giusto e dovuto scherno alla oltraggiata plebe rimanersi nel fango. Le poche erette a una vera virtú, che in liberi cittadini con manifesto utile della repubblica si mostrasse, rimangono; ovvero, se esse, dallo sfacciato vizio rovesciate, giaceano vilipese, or che a vicenda la virtú ripreso ha l’impero, rialzate, rifatte, riadorate si veggono. E fra queste, sola di chi l’impero assoluto avesse occupato, coronata di fiori, moltiplicata in tutte le parti dell’impero, per tutto accerchiata di prosternati cittadini, torreggia la immagine di Traiano. Ritornato in onore, per la raritá e la scelta, ciò che, per la sterminata quantitá e la prostituzione avea intieramente cessato di esserlo, si riaccenderanno a virtú i cuori dei cittadini; si riudiranno quei generosi magnanimi incredibili sforzi, che per la patria si videro cosí diversi, cosí frequenti in Roma giá libera; e ad ottenere pubbliche statue, a mille a mille gareggeranno i romani in virtú, allorché dimostrato ben sia che non piú mai ottenute, senza essere veramente meritate, verranno.

Le ultime provincie dell’impero, se acquistate sopra liberi popoli sono, in libertá, ma romana, tornate, e della loro pristina memori, null’altro avvedendosi di aver perduto nell’esser vinte da Roma che la loro barbarie; tanto piú diverranno romane, quanto all’ombra di migliori leggi, piú ricche, secure e libere diverranno. A difender se stesse dalle invasioni dei nemici, basteranno i loro popoli, con disciplina romana, da roman capitano condotti; a non mai ribellarsi da Roma, basterá loro la perpetua certezza di non essere da ribaldi, avari, ed assoluti ministri predate, oppresse e sconvolte. Ma, se all’arbitrario potere di un re le avranno sottratte le romane armi, tanto piú lieve sará, di serve divenute compagne, nell’ordine, nella fede, nella felicitá mantenerle. Nella Italia intera non miro