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di plinio a traiano
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i passati principi, non contenti di spogliarnelo affatto, anco la vita e la fama, sotto il velo di apposti delitti, iniquamente gli toglieano.

Qua il povero con innalzata fronte rimiro passeggiarsene pel fòro, dalla oppression dei potenti securo; e dal passato avvilimento e timore nobile sprone all’inacerbito suo core s’è aggiunto, per farsi colla virtú chiaro e in cittadinanza superare chi di ricchezza il soverchia.

Ma il lusso, mortifero fomentatore e principesco padre di ogni vizio e delitto, non raffrenato o sbandito da sontuarie leggi, inutili sempre ad estirpare quell’idra, ma vilipeso bensí dai modesti privati esempli di Traiano; per la cangiata opinion dei romani, con cittadinesco decoro e vantaggio, rivolto è oramai il lusso soltanto alla magnificenza dei pubblici edifizi. Le immense ville, boschetti e giardini, che la Italia tutta occupando, degli utili e robusti abitatori la dispogliavano, al pristino aratro restituiti, di dorate copiose messi fan liete le novelle famiglie dei liberi agricoltori. Giá giá quei luoghi, sí lungamente stati il ricovero d’ogni ozio e mollezza, testimoni ritornano delle antiche domestiche virtú: ossequio ai genitori ne’ figli, verace amore nei padri, modestia e fede nelle mogli, maschia fierezza ne’ giovani alla libertá educati; maturo consiglio, avvedimento provvido e timore nessuno, nei vecchi in libertá ritornati e vissuti; infra i vicini pace, infra i congiunti amorevolezza, parsimonia ed innocente letizia fra tutti.

Le tremule voci ascolto dei vecchi, a cui finora la male spesa, e con fatica serbata vita incresceva, felicitar se stessi d’averla fin qui trascinata, poiché a sí lieto giorno del vedere rinascer repubblica, conservata pur l’hanno. Contenti muoiono: han visto Traiano.

La gioventú baldanzosa, dove per l’addietro nei teatri, nei circhi, negli oscuri conviti e fra gl’infami gladiatori peranco, i giorni interi, con danno espresso della salute, dei costumi e del virile animo, consumava; eccola di bel nuovo discesa nel campo di Marte; lá di feroci destrieri domar la possanza, qui con generosa lotta addestrare a militar fatica le robuste, libere